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Simile a quello dell'arpa e del clavicembalo

L'epigonion rivive al computer

Ricostruito grazie a un software la musicalità di uno strumento dell'antica Grecia

L'epigonio in un antico vaso greco (da Homoecumenicus.com)
L'epigonio in un antico vaso greco (da Homoecumenicus.com)
SALERNO - La tradizione narra che il primo esemplare aveva solo quattro corde e fu costruito da Epigonio, uno dei più celebri musici dell’antichità, vissuto qualche decennio prima di Omero. A distanza di diversi millenni un gruppo di ricercatori del Conservatorio di Salerno, che lavorano al progetto internazionale Astra (Ancient Instruments Sound/Timbre Reconstruction Application) sono riusciti a riprodurre virtualmente, grazie all’aiuto di un potente software, le note e i suoni dell’epigonion, uno degli strumenti musicali più celebri nell’antica Grecia.

STRUMENTO DI LEGNO - L'epigonion era uno strumento di legno e la sua forma ci è stata tramandata da diverse scoperte archeologiche (per lo più opere di pittura) e passi letterari in cui poeti e scrittori dell’antichità descrivono questo singolare oggetto. Il suo suono era molto simile a quello di strumenti musicali moderni come l'arpa e il clavicembalo. I ricercatori dell'Astra (il primo progetto internazionale che usa l’informatica per sviluppare conoscenze archeologiche e musicali) non avendo alcuno spartito del tempo (i brani musicali nell’antica Grecia si conoscevano a memoria e si tramandavano oralmente) hanno riprodotto con questo strumento virtuale le note di uno spartito medievale. «L’idea era quella di suonare uno strumento antico con brani che rispetto a esso si possono definire recenti», spiega Domenico Vicinanza, l’ideatore del progetto che oggi lavora a Cambridge, in Inghilterra, per il consorzio europeo Dante, il provider che fornisce le infrastrutture ai ricercatori di Astra.

RICERCHE - Le ricerche degli studiosi del gruppo Astra, che sono coordinate dalla professoressa Mariapaola Sorrentino del conservatorio di Salerno, non termineranno qui: nei prossimi anni essi tenteranno di ricreare i suoni prodotti da altri due strumenti musicali usati dagli antichi greci come il phorminx e la cithara. Il meccanismo per la riproduzione è noto tra gli studiosi come «sintesi per modelli fisici»: l'idea di base è usare equazioni matematiche e algoritmi che riescano a descrivere virtualmente le forme dello strumento, i materiali, le tecniche costruttive e infine il modo in cui veniva suonato. Il professor Vicinanza sostiene che già l’aver ridato voce alle melodie dell’epigonion è qualcosa di unico: «Questo strumento è davvero importante per la storia della musica. Basta immaginare che nell’antica Grecia era suonato in due diversi modi. Alcuni musici pizzicavano le corde, mentre altri le percuotevano con un martelletto. Oggi la prima tecnica è alla base del suono dell’arpa, mentre la seconda ha dato vita alle musiche del salterio e più recentemente a quelle del pianoforte».

SCOPI – Oltre a restituire l’atmosfera musicale dei tempi antichi, secondo il professor Vicinanza, la conoscenza di questi strumenti ha un nobile fine didattico: offrire gratuitamente agli studenti di tutti i conservatori europei la possibilità di conoscere e di riprodurre questi suggestivi suoni. «È un’importante progetto per noi e per i musicisti e gli storici di tutto il mondo», commenta alla stampa inglese Francesco Di Mattia, direttore del Conservatorio di Salerno. «Per la prima volta possiamo ascoltare melodie del passato, usando dati precisi e non affidandoci alle supposizioni». Ancora più entusiasta è il commento del professor La Rocca, dell'Infc di Catania, che si occupa della gridificazione del progetto (l’adattamento del software sulla rete internazionale): «In passato riprodurre musiche antiche era impossibile, oggi invece le nuove tecnologie ci permettono di trasformare le nostre ricerche in realtà».

Francesco Tortora
05 settembre 2008(ultima modifica: 06 settembre 2008)

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